Una escalation di luoghi comuni, ma non intesi come rimedi alle falle di una sceneggiatura, come spesso accade, quanto più strumenti utili a disegnare una situazione banale nella sua normalità, di classismo e razzismi quotidiani. Una piccola grande leva che scardina l'apparente sicurezza della immagine che spesso abbiamo di noi stessi e delle persone a noi care, quelle delle quali fingeremmo fino alla morte di vedere mancanze e malignità. Salvo vederle sottolineate da terzi o vederne gli effetti dolorosi su vittime pronte a rovesciare la situazione e assumere un ruolo diametralmente opposto. Questo accade nella storia che Edgerton porta sullo schermo con scelte interessanti nel taglio e nel ritmo, alternando scene da thriller soprannaturale o da dramma psicologico dei più classici a una cardinale caratterizzazione dei personaggi. Tra i quali, prevedibilmente e con un certo piacere, vediamo spiccare Jason Bateman insieme allo stesso regista, nei panni dell'inquietante Gordo. A un tratto ci sentiamo anche noi impotenti, come i due protagonisti, costretti a una espiazione potenzialmente inutile, sicuramente tardiva, in ogni caso impacciata e sconnessa, incoerente nella tentazione di reagire e terrificante nel suo esito finale.
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Tra Simon e Gordon da subito si instaura una dinamica servo-padrone sottolineata dall'uso delle inquadrature: Gordon occupa lo sfondo del campo o i suoi bordi, si pone fisicamente ai margini del quadro, come si è posto ai margini dell'esistenza. La sua è una natura remissiva, benché disturbata, il suo sentimento di rivalsa non si esprime secondo i binari consueti. Al contrario Simon e Robyn (o meglio l'idea che Simon ha di Robyn nella coppia) ostentano il loro successo sociale ed esistenziale attraverso una casa dove le finestre sostituiscono le pareti e sono sempre presenti ospiti gradevoli ed eleganti per festeggiare qualcosa. Una relazione di interdipendenza (ogni aguzzino ha bisogno di una vittima, meglio se consensuale) quella tra Simon e Gordon, che rimanda a un segreto sul loro passato celato agli occhi di Robyn (e del mondo). L'ambizione figlia dell'esasperata competitività del reaganismo, che attraversava il succitato Cattive compagnie, ha lasciato il posto a una coazione a ripetere insensata.
Edgerton lavora da un lato su un testo che non si chiude a riccio sul rapporto a tre come un'ossessione di genere, dall'altro attraverso l'uso della profondità di campo in interni giorno (si vedano i corridoi, gli specchi, le vetrate, le portefinestre e le fessure nei muri) unisce ritmo e inquietudine, attesa della sorpresa e responsabilità etiche precise. Difficile staccare gli occhi da The Gift, difficile non ripensare al "bouleversement" morale delle forze in campo. Esordio alla regia di Edgerton, l'unico attore che recita decentemente nell'occasione mancata Black Mass. Distribuisce Koch Media. Il Fatto di Domani - Ogni sera il punto della giornata con le notizie più importanti pubblicate sul Fatto. Sostieni mai come in questo momento abbiamo bisogno di te. In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro, svolgiamo un servizio pubblico. Anche per questo ogni giorno qui a siamo orgogliosi di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi, interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro.
"Regali da uno sconosciuto - The Gift" vede al centro della scena la serena e pacifica vita di coppia di Simon e Robyn: i due coniugi vivono una quotidianità felice e spensierata, questo fino a quando una presenza appartenente al passato di Simon fa capolino nelle loro vite. Si tratta di Gordo, un ex compagno di liceo di Simon: dapprima solo leggermente invadente – sommergendo la coppia di attenzioni e regali – la presenza di Gordo inizia a diventare inquietante nel momento in cui la coppia decide di prendere la distanze. È a questo punto che un orribile segreto, che Simon e Gordo avevano tenuto nascosto per ben vent'anni, torna in superficie, mettendo così Robyn in crisi: quanto davvero conosce suo marito? E, soprattutto, è davvero possibile sapere chi realmente siano le persone che le sono vicine?
Qualcuno potrebbe ricordare il recente, e pessimo, Knock Knock di Eli Roth, proprio nell'innesco del plot, lo sconosciuto alla porta; ma forse siamo più dalle parti del montare della tensione alla Funny Games di Haneke o del ricamo sottile e potente di un sottotesto che disgrega sotterraneamente ogni certezza alla Hitchcock. Simon (un redivivo Jason Bateman), dirigente di una società di sicurezza informatica, e sua moglie, Robyn (algida e fragile Rebecca Hall), una designer d'interni, si sono trasferiti da Chicago a una casa da sogno a Los Angeles, dove Simon ha passato infanzia e adolescenza. La coppia è senza figli, ma con un cane, Mr. Bojangles. Robyn, velatamente depressa dopo quello che si intuisce esser stato un aborto, è cupa e ansiosa. Simon ha gli occhietti luccicanti del maritino più gasato dalla promozione in ufficio che da qualsiasi affettività coniugale. Appena arrivati, e mentre sono a fare shopping i due vengono avvicinati da un estraneo. Tal Gordon, o Gordo (un sornione e preoccupante Joel Edgerton) che dice di ricordarsi di Simon come suo ex compagno delle scuole superiori.
Bello e terribile nel suo incedere, nel film vengono evocate di continuo trascendenze sovrannaturali e risoluzioni omicide, che alla fine non arrivano mai. Difficile staccare gli occhi, difficile non ripensare al "bouleversement" morale delle forze in campo Per prima cosa consigliamo di non accettare mai un regalo inatteso. Soprattutto se è una bottiglia di vino lasciata infiocchettata sullo stuoino della porta di casa da un tizio che si è a malapena riconosciuto tra gli scaffali di un negozio dopo 20 anni. In The Gift/Regali da uno sconosciuto, l'opera prima del già ottimo attore australiano Joel Edgerton, tutto inizia proprio così. Con la coppietta apparentemente felice che viene avvicinata dallo stalker di turno. I due gli danno corda, lo lasciano perfino entrare nella loro nuova casa, e non se lo levano più di torno fino a quando l'inquietudine si fa insostenibile, la paura e le verità di un passato nascosto riappaiono come un boomerang. Bello The Gift, bello e terribile nel suo incedere da thriller in cui vengono evocate di continuo atmosfere orrorifiche, trascendenze sovrannaturali, risoluzioni omicide, che alla fine non arrivano mai.
All'inizio Simon non riconosce Gordo (Joel Edgerton) ma, dopo una serie di incontri indesiderati e regali misteriosi dai significati inquietanti, un orribile segreto riemerge dal passato dopo oltre vent'anni. Quando scopre l'inquietante verità su ciò che è accaduto tra Simon e Gordo, Robyn comincia a porsi delle domande: quanto conosciamo realmente le persone più vicine a noi e ci si può davvero lasciare il passato alle spalle?
"Regali da uno sconosciuto – The Gift" si presenta dal trailer come un thriller incentrato completamente sulla suspense e sul mistero, pensato per far saltare sulla sedia gli spettatori. In realtà non si tratta affatto di questo, ma di una pellicola che vuole far riflettere, affrontando il complesso tema del bullismo adolescenziale. Joel Edgerton esordisce alla regia con un lavoro pensato, scritto, diretto e interpretato da lui, e il risultato è inaspettatamente soddisfacente da tutti i punti di vista. Edgerton interpreta Gordo, lo 'strano' ex-compagno di classe di Jason Bateman, altro protagonista della pellicola assieme a Rebecca Hall, che, all'inizio eccessivamente amichevole, rivela più avanti le sue vere intenzioni, trascinando la coppia Bateman-Hall in un incubo che mai avrebbero potuto prevedere. Regali da uno sconosciuto – The Gift: la suggestione di una casa-acquario La location è, in casi di film come "Regali da uno sconosciuto – The Gift", veramente fondamentale, ed Edgerton la azzecca in pieno, scegliendo un'elegante casa americana dalle pareti a finestra che incrementa significativamente il livello di angoscia della pellicola.